Il Museo dij Subiet, associazione di promozione culturale, propone la valorizzazione artistica, culturale, folcloristica, e storica di Moncalieri, mediante iniziative e incontri aperti a quanti sono interessati a conservare e accrescere l’affetto per la realtà che il nostro territorio sa offrire. Si invitano i giovani, che di Moncalieri conoscono solo il presente, a riscoprire con le memorie d’allora, nuove emozioni e a costruire un anello ideale tra passato e presente. Le mie ricerche sulla storia di Moncalieri, ebbero inizio vent’anni or sono, allorchè, nel 1973, fu fondato il circolo culturale Saturnio. Durante le registrazioni della collana di audiocassette (ed. Saturnio) “Raccontare Moncalieri”, di cui curo la direzione artistica, venni a conoscenza delle più si-gnificative tradizioni po- polari: La pera garga di borgo Navile, le leggende sul bric di S. Brigida, la benedizione degli asini il giorno di S. Antonio Abate, la Grotta Gino scavata nella roccia; gli spostamenti del Saturnio in piazza Vittorio Emanuele e, soprattutto le vicende della più antica tradizione moncalierese, la Fera dij Subièt, istituita da Amedeo V di Savoia nel 1286. È dalle storie, dalle leggende dal fascino dei personaggi che popolano questa “Fera”, che scaturì, appunto, l’idea di raccogliere i famosi subièt e farne un museo. Attualmente la collezione di Moncalieri raggruppa circa mille fischietti divisi in sei sezioni. Terracotta, metallo, legno, canna, osso, plastica. Dopo la raccolta dei primi Subièt di provenienza locale, la ricerca si estese, oltre che in tutte le regioni italiane, anche in alcune nazioni estere. Il più antico fischietto della collezione (1865) apparteneva alle guardie regie dell’epoca. Alla seconda metà dell’ottocento risale anche una “palombella” di terracotta, costruita come “capolavoro”, nel periodo di prova, da un apprendista ceramista. Databile fine Ottocento è uno zufolo di latta reperito un una cascina revigliaschese. Nella raccolta di metallo troviamo le famose chiavi col buco, molto antiche, usate, all’occorrenza, nei secoli scorsi, come fischietto. Appartenente ai primi anni di questo secolo è una serie di ocarine in terracotta provenienti da diverse regioni italiane. Dello stesso periodo sono i flauti di legno lavorati a mano, i fischietti di canna usati dai contadini sardi e meridionali, gli zufoli di corteccia di castagno costruiti dai pastori d’Aspromonte e della Sila. La sezione terracotta è formata da interessanti pezzi provenienti da Ostuni (Puglia), da Caltagirone (Sicilia), da Bassano del Grappa (Veneto), da Gerocarne (Calabria), da Castellamonte (Piemonte). Per quanto riguarda i paesi stranieri, gli Stati Uniti hanno contribuito con un fischietto di metallo usato dai Marines in Vietnam, il Brasile con una grande ocarina di terracotta, il Perù con una serie di statuine tra loro intrecciate, il Cile con flauti di canna del tipo usato dagli Inti Illimani. Proveniente dal Congo è un fischietto a forma di mazza usato nei balli e nei riti tradizionali africani. Numerose nazioni europee (Jugoslavia, Russia, Spagna, Inghilterra, Portogallo, ecc.) sono significativamente presenti. Il gruppo più consistente di esemplari affini tra loro, è rappresentato da alcuni fischietti zoomorfi: a forma di coccinella, coccodrillo, gallinella, riccio, elefante, lumaca, leone, civetta,
passerotto, palombella …
Non poteva certo mancare in questa simpatica galleria l’asino: un simbolo, anch’esso della vecchia Moncalieri. Una menzione particolare meritano i fischietti usati dai cacciatori per richiamare gli uccelli: gazze, tordi, fringuelli, storni, ghiandaie, merli. La sezione plastica, più recente e, se vogliamo, non ancora entrata nella storia, consta di circa 100 esemplari, quasi tutti costruiti per fare divertire i fanciulli. Dal 1988, cioè da quando il Comune di Moncalieri riprese la tradizionale “Fera” con l’esposizione dei fischietti in piazza, il Circolo Culturale Saturnio, ha deato annualmente un “Fischietto Ufficiale”. Il primo subièt di questo genere, in riferimento alla celeberrima canzone moncalierese “Sponta ‘l Sol”, è stato costruito appositamente con un sole incorporato in una mezza luna. Completano la raccolta diversi pezzi offerti da appassionati collezionisti moncalieresi. Ci sono infine i fischietti da vigile, da capitano di Marina da capostazione, da arbitro di calcio. Per quanto riguarda questo gioco, l’ultimo esemplare (tipo Balilla), ideato e voluto dalla F.I.G.C. durante i Mondiali di Italia ’90, è stato donato al Museo dall’arbitro internazionale Pierliugi Pairetto. Si è parlato dei più antichi fischietti, dei più noti, dei più belli o ricercati; ogni fischietto, con la sua storia da raccontare, avrebbe tuttavia meritato di essere menzionato. Questo, il motivo della raccolta dei subièt: un piccolo museo, significativo di memorie ritrovate, di suoni impensati. Vere sopravvivenze dell’artigianato artistico, capaci di trasmettere e suggerire a tutti nuove e colorate interpretazioni.
Nino Fiumara
DIRETTORE MUSEO